Mario Caporali
“Ai miei adorati nipoti Veronica ed Emilio, in ricordo del nonno, che ci ha regalato i colori dell’Universo.”
M. L. Olivotto
"…e fra le dita
i colori dell’universo intero!"
A MARIO CAPORALI di Carla Malerba
“La tavolozza di Caporali risulta intensa, decisa e brillante: il colore e la luce sono gli elementi essenziali della sua arte.”
Daniela Meli, critica d'arte
“La sua vita pittorica e il grande amore che aveva per l'arte si possono percepire scorrendo le opere e le mostre che abbiamo qui di seguito selezionato, le quali rappresentano un piccolo assaggio del suo magico mondo di colori..."
INAUGURAZIONE DELLA GALLERIA “L’INCONTRO” 15/03/1958
“Francesco Caporali, Mario Caporali, Orlando Cavallucci, il prof. Dario Tenti ed Abel Vallmitjana con ospite d’onore il noto pittore Enrico Paolucci, hanno tenuto ieri sera a battesimo la galleria d’arte “L’Incontro” in piazza San Francesco.
Nel caratteristico ambiente, sistemato con gusto e competenza dall’architetto Mario Mercantini, si sono ritrovati solo i pittori, gli amici e i rappresentanti della stampa. Ottima la funzionalità e l’organicità della galleria che, pur rispettando la vecchia ma notevole costruzione del palazzo dell’Accademia delle Civiche Stanze, concilia esigenze di estetica generale con quelle strettamente inerenti alle necessità della galleria stessa.
Notate le presenze del sindaco, dell’architetto Mercantini, della professoressa Mercantini, dell’ingegnere Cinelli, del professore Maestrini e professoressa Maestrini. Animate discussioni sull’arte d’oggi, spensierate arguzie dei pittori presenti. In complesso una manifestazione selezionata, cordiale e ben riuscita”.
La Nazione-Cronaca di Arezzo 15/03/1958
NOTE D’ARTE DI RENZO GRAZZINI: i fratelli Caporali ed Enio Lisi espongono alla Galleria L’Incontro
“Domenica 25 settembre 1960 la galleria "L’Incontro" riprenderà la sua attività con una mostra dei pittori concittadini Francesco Caporali, Mario Caporali e Enio Lisi.
Renzo Grazzini di Mario Caporali scrive:”La più evidente, e forse la migliore dote di Mario Caporali è nel colore. Non parlo di quella capacità esterna che consiste nell’accostare tinte gradevoli. Intendo invece quella virtù più profonda per la quale il colore stesso diviene linguaggio.
I suoi paesaggi, dai colori spesso squisiti, sono nati da un’emozione diretta, che isolando la visione laddove il colore è più intenso ed allusivo, si elabora poi lungamente nella memoria sino a tradursi in una invenzione, appunto di colore.
Spesso il cielo, sorgente di luce, non figura neppure nel quadro e tutto è affidato, su due sole dimensioni, al gentile arabesco nel quale sono tradotti terra, erba, fiori ed alberi”.
La Nazione 24/09/1960
ARTE SACRA MODERNA IN UNA NUOVA CHIESA di Don Renato Bertini
“Nel Crocifisso per la Chiesa di Pescaiola si è avuta la convergenza della sensibilità drammatica di Francesco in quella più serena di Mario e ne è venuto fuori un buon lavoro: Il Cristo è colto nel momento drammatico del suo colloquio con il Padre.
Il dramma è accentuato da quelle braccia distese e dalle mani contratte dal dolore. Un Cristo troppo umanizzato? Non direi, perché quello sguardo che sfugge la terra per rivolgersi verso il Cielo è segno di fiducia nel Padre.
Un verde cupo, impreziosito da un leggero cromatismo, si distende attorno alla figura del Cristo, facendola risaltare con maggiore evidenza”.
Giornale del Mattino 16/03/1961
MOSTRA CIRCOLO ARTISTICO 04/03/1967
Il professor Dario Tenti scrive: “Senza evasioni dalla realtà, oltre il dato della rappresentazione, specie nei quadri di maggiori dimensioni, si è come presi al primo sguardo nella trappola quasi musicale delle pennellate che si ripetono.
Ed è questa iterazione – una delle caratteristiche più palesi del suo dipingere – la rivelazione gioiosa della luce del sole, quasi nostalgia dell’ en plein air, sogno di terra fiorita e di mare azzurro, idilliaco giardino-rifugio come antitesi al senso drammatico della nostra civiltà".
Catalogo della mostra del 04/03/1967
MOSTRA A PALAZZO PANCIATICHI, FIRENZE, 22/02/2008 - 02/03/2008
"Visioni Diverse" è il titolo della mostra dedicata ai fratelli Caporali che si tiene a Firenze a Palazzo Panciatichi dal 22 febbraio al 2 marzo 2008. All’inaugurazione hanno preso la parola il Consigliere della Regione Toscana Prof.ssa Bruna Giovannini e la storica d’arte Dott.ssa Liletta Fornasari.
La prof.ssa Giovannini ha ricordato il percorso artistico dei due pittori, il contributo che essi hanno dato alla diffusione dell’arte contemporanea nella loro città e la loro giusta collocazione nell’ambito del palazzo della Regione Toscana che ospita, opere di altri artisti aretini. Riprendendo il discorso, la dott.ssa Fornasari ha espresso parole di elogio per i due fratelli, così diversi nel loro linguaggio espressivo, ma entrambi determinati per la conoscenza dell’arte contemporanea ad Arezzo.
Ha quindi sottolineato l’importanza che ha avuto per la città la fondazione nel 1958, della Galleria d’Arte Moderna "L’Incontro" ad opera dei fratelli Caporali, con la collaborazione dell’architetto Mercantini e del pittore catalano Abel Vallmitjana. Il luogo, divenuto subito punto di ritrovo degli appassionati di arte moderna, è stato il presupposto per l’apertura della “ Galleria di Arte moderna” e del “Premio Arezzo” che hanno avuto un ruolo incisivo nella cultura aretina degli anni Sessanta e Settanta.
"L’aver dato spazio alle esperienze artistiche del nostro tempo”, ha continuato Liletta Fornasari, “ha permesso alla città di Arezzo di assumere una posizione di avanguardia nella Toscana di quegli anni, più di altre città ed anche della stessa Firenze, talmente legata alla tradizione del passato da trascurare l’arte del 900 ed artisti significativi di questo secolo.”
Passando ad analizzare il percorso pittorico dei due fratelli, di cui ha ricordato la schietta matrice aretina, ha tenuto a sottolineare come, pur avendo alle spalle le stesse influenze artistiche, essi siano pervenuti a linguaggi completamente diversi e ad una propria autonomia espressiva.
Ancora una volta quindi, ha ricordato Firenze, la città che ospita la mostra, e soprattutto due antenati illustri, i due fratelli Ambrogio e Piero Lorenzetti. Anch’essi lavorarono negli stessi anni, talvolta anche in collaborazione, ma il frutto della loro espressione artistica è talmente diverso, che per lungo tempo si è ignorato il legame di parentela che li univa tra gli antichi commentatori. Ghiberti ammirava Ambrogio e ignorava del tutto Pietro, Vasari non sospettò neppure che Pietro fosse fratello di Ambrogio.
Un elemento comune nei quadri di Mario e Francesco, ha continuato la Dott.ssa Fornasari: è la luce, ma già da questo punto di partenza si avverte la diversità. In Mario la luce si accompagna al colore per dar vita a una natura solare, a paesaggi radiosi, positivi, espressione di un animo estroverso, mentre in Francesco dalla luce prende forma la materia opaca ed indistinti appaiono paesaggi, figure, corpi, che lasciano intravedere sentimenti, stati d’animo.
Nella pittura di Mario, con una vera e propria esplosione di colore che caratterizza il motivo dominante dei suoi quadri, il paesaggio è come una rivelazione di una natura felice; quella di Francesco, che predilige nature morte e nudi femminili, ha un carattere intimistico, venato di malinconia.
Fonte: responsabile coordinatore mostre Palazzo Panciatichi
"Campo di iris" è la sintesi di cinquant’anni di pittura di Mario Caporali, che si presenta come novello “fauve”. E’ una pittura a larghe stesure con l’accostamento di tinte gradevoli. Il paesaggio oggetto dell’opera è nato da un’emozione diretta, che, isolando la visione laddove il colore è più intenso ed allusivo, si elabora più lungamente nella memoria sino a tradursi in un’invenzione, appunto di colore.
Il cielo, sorgente di luce, non figura e tutto è affidato, in due sole dimensioni, al gentile arabesco nel quale sono tradotti terra, erba e fiori. Guardando questo quadro si è come presi dalla trappola quasi musicale delle pennellate che si ripetono.
Ed è questa iterazione la rielaborazione gioiosa della luce, quasi nostalgia dell’”en plein air”, sogno di terra fiorita, idilliaco giardino-rifugio, come antitesi al senso drammatico del nostro tempo.
olio su tela
Acquisito dal Palazzo Panciatichi
nel 2008
Corriere di Arezzo, mercoledì,
10 ottobre 2012
La Nazione, martedì 9 ottobre 2012
AGENDA AREZZO
La Nazione, mercoledì 24 ottobre 2012
"In Mario la luce si accompagna al colore per dar vita a una
natura solare, a paesaggi radiosi, positivi, espressione di un animo
estroverso”
Liletta Fornasari, critica d'arte
"E allora
la tua mano,
amico mio pittore,
così saggia e leggera,
avrei voluto aver
per una sera!"
A MARIO CAPORALI di Carla Malerba