Mario Caporali
Ricordo
Poesia di Carla Malerba
Ah, nella bella estate,
in una sera
in una sera il vento
e fra le dita
i colori dell’universo intero!
Con maldestra mano
il rosso fiore
ho fissato
nei petali e lo stelo;
poi, la luce ineffabile dell’ora
ho imitato,
tremante la mia mano,
e, ancora, l’ombra
cerulea della sera.
E allora
la tua mano,
amico mio pittore,
così saggia e leggera,
avrei voluto aver
per una sera!
Silvio Loffredo,
Ritratto del pittore Mario Caporali, 1961
Scrive di lui il critico d’arte Fabio Migliorati:
“Mario Caporali, artista aretino, oltre lo spirito d’ogni avanguardia, fa ritorno al senso naturale della vita illustrata, ristagnando nelle immagini di luoghi reali, evocati tuttavia per atto lirico e libera gestualità.
Col pretesto del colore, egli rivela la luce con la forza del viaggio appassionato; quello che resta in lui dall’esperienza di visioni mediterranee: incursioni di luce nella terra, nei fiori, nel mare – a vestire l’identità dell’amore per la vita, oltre la nostalgia e la caducità.
Mario Caporali narra senza farlo; e, col gusto magico del racconto, si slega dai frivoli tentacoli del nostro presente... Il suo tempo è il tempo del colore. Il suo clima sa di ritmiche allusioni: la natura come Tutto che contorna; il silenzio delle cose.
La luce, oltre il colore, ammalia. La natura, più della memoria, racconta”.
Catalogo della mostra ottobre 2012
La critica d’arte Daniela Meli spiega:
“A sessant’anni di distanza dai primi acquerelli, il linguaggio espressivo di Mario Caporali mantiene ancora intatta tutta la sua originaria freschezza. La cifra stilistica si è evoluta, ma continua a manifestare gli evidenti segni di una prorompente energia creativa.
A ben guardare, i temi cari all’artista sono rimasti gli stessi: nudo, paesaggio, verde, fiori, mare. Invece la trama pittorica ha assunto connotazioni diverse, a seconda dei periodi: da una prima tessitura piuttosto frammentata, comprendente svirgolature, piccoli tocchetti e lunghe pennellate strisciate, ad una successiva modalità di stesura, marcatamente più corsiva e sfaldata, quasi magmatica.
Ormai da tempo, infatti, il tratto distintivo dei quadri di Caporali risiede nelle dense e corpose pennellate larghe e insistite, apposte con vibrante vigore, dalle quali germinano immagini trasognate e coinvolgenti.
La trasfigurazione della realtà si conferma il motivo conduttore dell’intera ricerca espressiva dell’artista.
Una breve esperienza nell’ambito creativo puramente informale è stata pur condotta dal nostro, ma si è esaurita presto, riportando Caporali entro i confini della rappresentazione figurativa, per lui più stimolante, per innata vocazione. A sollecitare il suo immaginario sta, infatti, la visione del creato, dei suoi infiniti colori, prima ancora che delle sue molteplici forme.
Ed è proprio per questo che la tavolozza di Caporali risulta intensa, decisa e brillante: il colore e la luce sono gli elementi essenziali della sua arte”
Catalogo della mostra ottobre 2012
L’amico Enio Lisi, nelle sue riflessioni, sostiene:
“Mario mi ha sempre stupito per la sua inesauribile vena narrativa, per la sua capacità di cogliere le infinite sfaccettature della natura e per la sua visione entusiastica del colore.
La sua è una visione serena e positiva della vita che riesce a trasmettere a chi guarda le sue tele. La tecnica dei suoi quadri è apparentemente semplice, in realtà è il frutto di una forte sintesi delle forme per raggiungere con forza espressiva l’essenza del suo messaggio.
Il colore è l’altro protagonista, ed è particolarmente interessante. La sua non è una partenza impressionista, ma a mio avviso, è un modo espressivo personale, maturato in modo originale, una sorta di occhio sereno sulla natura e sulla vita”.
Catalogo della mostra ottobre 2012
Marco Botti, giornalista culturale, nel suo “Settimanale di Arezzo” n.119 del 12 ottobre 2012, sottolinea come i sessant’anni di pittura di Mario Caporali abbiano segnato l’arte aretina dal Dopoguerra in poi, assieme ai suoi compagni di viaggio Dario Tenti, Orlando Cavallucci e Francesco Caporali.
Ancor oggi, ricordandolo nel corso di un’intervista, precisa che si percepivano gli echi di Abel Vallmitjana, Pablo Neruda, Rafael Alberti e Miguel Angel Asturias Rosales.
Così scrive il critico d’arte Attilio Droandi:
MARIO CAPORALI : LA MAGIA DEL PAESAGGIO
L’itinerario pittorico di Mario Caporali non è, come molti mostrano di credere, dominato dal paesaggio, bensì dalla commozione che il paesaggio ingenera e suscita; il prodotto di questa commozione è talvolta un inno di luce o di poche luci sapientemente create, talvolta una cascata policroma che racconta (o meglio: narra) una realtà fatta di impressioni che esaltano il vero, talaltra, ancora una magica ma coerente e convincente esaltazione della gioia riconosciuta come ingrediente massimo e forse unico del Creato.
Il miracolo si ripete sempre, sia che Mario Caporali dia corpo ad una collina e ad una selva su di tela, sia che veli con inchiostri una carta; e si ripropone anche quando l’artista minia, anche se in dimensione macroscopica, un particolare che ha selezionato e colto nel paesaggio una pannocchia di grano turco mietuta od un ciuffetto di papaveri che vivono trepitando le loro brevi ore.
Guardo l’olio su tela “Paesaggio” di Mario Caporali che ho la fortuna di avere in godimento perpetuo e mi viene l’uzzolo di ripetere ad alta voce gli aggettivi che Pietro Leopoldo usò nel 1769, riferendosi al panorama della conca aretina: “bene”, “superbo”, “bello”.
Aggiungerei “magico”, intendendo per magia non l’arte di dominare l’occulto, ma la capacità di
affascinare, di incantare.
Fonte: Società Storica Aretina
Il critico d’arte Mario Novi scrive:
“Il discorso di Mario Caporali comincia dal punto dove si conclude quello di Bissière e Bazaine per trovare, oltre la griglia tipica della penultima lezione di Parigi, un abbandono nuovamente secessionista: sia come riproposta di pochi colori accostati sulle scale del lilla e del verde, sia come recupero di un arabesco che dovrebbe accedere a forme ulteriori secondo o malgrado un certo sfociare panico di luci.
E le guide erano sicure: un Matisse che sonnecchiava dentro e un maestro contemporaneo sottile come Ciardo”.
Catalogo della mostra, marzo 1967
La nipotina Veronica con ritratto eseguito dal nonno nel 2014
Il nipotino Emilio con ritratto eseguito dal nonno nel 2014